Staccare la "Spina" sul Delta del Po

Dopo giorni di terribili immagini di guerra che i social ci trasmettono minuto per minuto dall’Ucraina, vorremmo distrarvi un po’ portandovi per mano lungo le sponde del fiume più lungo d’Italia, là dove il Po entra nel mare, con una foce a delta. 

In camper con i bambini sul Delta del Po.

Comacchio

Spina era una delle antiche città etrusche che affacciavano sul mare Adriatico. Dopo il tour sulle orme del re Porsenna in Toscana, che trovate nel post “Chiusi per ferie”, abbiamo deciso di proseguire con un viaggio nel tempo, immersi nella natura e curiosando tra le abitudini etrusche e romane. 

Il paesaggio qui era molto diverso qualche secolo prima della nascita di Gesù, il mare entrava più in profondità dove ora c’è la pianura Padana, poi i detriti fluviali portati con costanza dal Po hanno ridisegnato il paesaggio, creando isolotti e canali ramificati. Tra le città etrusche che sorsero prospicienti all’Adriatico c’era Spina, che viveva soprattutto di commercio. Sopravvisse tre secoli per poi sparire nel III secolo a.C..

Per molti anni fu una sfida per gli archeologi trovarne le rovine, cercando di localizzarla dai racconti degli storici romani, proprio perché il fiume nei secoli aveva mutato il paesaggio, poi durante le bonifiche dei primi del 1900, emersero alcune rovine ed oggetti vari, tra cui splendidi vasi dipinti e gioielli in ambra che noi abbiamo ammirato al museo del Delta antico. Siamo arrivati a Comacchio con l’idea di scaricare le bici dal camper e percorrere alcune delle numerose piste ciclabili del posto, ma forti raffiche di vento ci hanno accolto nonostante il bel sole. Senza lasciarci troppo scoraggiare abbiamo parcheggiato davanti alla Coop, abbiamo attraversato la strada e ci siamo trovati di fronte a Treponti, l’ingresso monumentale del paese.

Se girate a Comacchio con i bambini piccoli è bene tenerli nel passeggino o sotto stretta sorveglianza perché si diramano tanti canali a bordo strada, senza protezione, anche se vi toccherà portarli su e giù dai gradini dei bei ponti in mattoni che collegano i diversi isolotti. Il nome del paese potrebbe significare piccola onda o raduno di navi o di dossi, questi agglomerati di terra, creati dai detriti fluviali su cui le popolazioni si sono insediate, a partire dagli etruschi e poi seguite dai romani. Dopo una piadina romagnola in un posto che non vi consiglieremo perché Micky è rimasta indignata da una foto del duce appesa vicina alla cassa, ci siamo rifugiati nel museo del Delta Antico, dove abbiamo scoperto la storia della città etrusca di Spina, scomparsa tra le acque, e i resti di una nave romana ben conservata, con il suo tesoro, trovata nella laguna. Era una nave mercantile, trasportava anfore di profumi, lingotti di piombo e dei meravigliosi tempietti votivi, realizzati in lamina di piombo, di cui sono stati recuperati una decina di esemplari, degli oggetti davvero incantevoli per la cura dei dettagli. Il museo propone numerosi video e un allestimento davvero scenografico, se i vostri bimbi sono cercatori di tesori o stanno studiando etruschi e romani. Il Saggio è in quinta elementare e ha potuto vedere coi suoi occhi ciò che sta studiando sui libri.

Dopo il museo abbiamo passeggiato in libertà per i vicoli di Comacchio, ammirando le anatre finte e vere, i localini lungo i canali ed esercitandoci a fare i gradini col Cucciolo. Il Terremoto brontolava, mai che siano tutti e tre contenti. La sera era in programma un’altra passeggiata, ma il freddo ci ha fatto desistere. 

Abbazia di Pomposa

Il vento persistente ci ha spinto a cercare un altro luogo da visitare al riparo. Ovviamente non abbiamo azzeccato il giorno, il lunedì il museo è chiuso, ma per fortuna l’abbazia di Pomposa è visitabile sia dentro che fuori, gratuitamente. Arrivando il campanile svetta nella pianura, ma la particolarità è che quando venne eretta tra il VI e il VII, questo luogo era un’isola boscosa tra due rami del fiume.

E’ curioso far ragionare i bimbi sul mutamento del paesaggio, fargli chiudere gli occhi e immaginare il fiume, il bosco, un ponte per arrivarci. L’abbazia conobbe il suo splendore nel Medioevo, quando i pellegrini si fermavano presso i monaci benedettini nel percorrere la via Romea Germanica. Noi ci siamo soffermati a guardare da sotto lo svettante campanile, alto 48 metri, a contare le aperture delle finestre, ad osservare le formelle in ceramica della facciata e poi a bocca aperta per la bellezza gli affreschi interni.

Cercavamo con lo sguardo mostri e personaggi strani, uomini con la testa di leone, draghi a sette teste, diavoletti. Per visitare una chiesa con i bambini bisogna concentrarsi sui dettagli, più che sull’insieme, per loro è difficile comprendere l’evoluzione storica del luogo, ma certi disegni, certe sculture, rimarranno impresse nella loro fantasia. Abbiamo letto la storia di San Guido Abate, di cui un osso è custodito in un reliquiario riccamente decorato. Questo abate viene ricordato per aver fatto prosperare  l’abbazia sotto la sua gestione attorno all’anno mille. Tra i suoi monaci ebbe anche Guido d’Arezzo, inventore del pentagramma.

Nel giardino dell’abbazia c’è un laghetto, in questi giorni prosciugato, intitolato Lago dei Desideri e sono state collocate tutt’attorno diverse sculture realizzate incastrando legni di recupero. Molte rappresentano animali della Divina Commedia, ma anche personaggi, come Carone, Re e principesse. I bambini le hanno osservate e fotografate e poi si sono cimentati a costruirne una loro personale versione, meno infernale, una sorta di cagnolino stilizzato.

La visita tra interni ed esterni ci ha coinvolto per circa un’ora, anche perchè Fla si è cimentato in prove fotografiche del particolare paesaggio dantesco, dopodichè ci siamo spostati per pranzare altrove. Nei giorni di apertura devono essere attivi diverse attività di alimentari e souvenir, ma il lunedì era tutto chiuso.

Pista ciclabile sul delta del Po - dal Lido di Volano al lido delle Nazioni

Il vento non ci ha fatto desistere dal nostro proposito di visitare il delta del Po in bicicletta con i bambini, però abbiamo dovuto cercare una pista ciclabile protetta dalle raffiche. Al Lido di Volano abbiamo sostato in un ampio parcheggio e abbiamo scaricato bici, caschetti e ci siamo vestiti con tenuta anti vento. Abbiamo tentato di avvicinarci alla spiaggia per vedere il mare, ma l’aria era davvero forte e gelida, per cui abbiamo seguito le indicazioni per una pista ciclabile che ci ha davvero incantato. Si sviluppa all’ombra di un bosco di pini marittimi che si chiudono a ombrello sopra il sentiero cosparso di aghi, che rendevano tutti i rumori ovattati. La luce filtrava tra i rami e il silenzio era interrotto solo dal fruscio delle fronde e delle nostre pedalate.

Il Cucciolo si è sentito talmente cullato che si è addormentato dopo poco nel seggiolino, per fortuna reclinabile. Dal lido di Volano si può giungere fino al lido delle Nazioni, ma calcolando la nostra partenza nel pomeriggio e la nostra velocità, abbiamo deciso di fermarci alla spiaggia delle sculture di legno per poi rientrare. Lungo il tragitto di ritorno al lido di Volano hanno attraversato la pista alcuni cervi, si sono fermati un attimo per poi sparire nel bosco, spaventati dall’abbaiare di un cane. Una sorpresa inaspettata, che ci ha convinto a fermare le bici e inoltrarci un po’ tra i tronchi nella speranza di fotografarli, sanza successo.

Se vi recate sul delta del Po con i bambini, vi consigliamo di consultare on line la rete di piste ciclabili, ce ne sono davvero tante, tutte pianeggianti e spesso collegate tra loro. L’unico consiglio è di avere delle mountain bike, perchè sui sentieri ci sono alcune spine che potrebbero bucarvi le gomme, scoperta che noi abbiamo fatto solo una volta giunti a casa. 

Siamo rientrati in camper a rifocillarci con una cioccolata calda per poi avvicinarci alla tappa successiva. 

Boscone della Mesola

Prima di cena abbiamo visitato il minuscolo borgo di Mesola, costituito da un castello, la piazza antistante e i portici sul retro. Ci siamo inerpicati sull’argine del fiume e abbiamo spiegato ai bambini cosa succede in caso di alluvione e i motivi per cui gli uomini rinforzano gli argini. La sera stava scendendo e iniziava a fare davvero freddo. Nonostante ci fosse un’area camper comunale, abbiamo preferito spostarci in un’area custodita, più vicina al bosco. Il Boscone chiude nei mesi invernali e riapre proprio l’1 marzo, per cui ci siamo fermati di proposito per inaugurarne la stagione.

E’ una riserva naturale, gestita dai Carabinieri. Si tratta di un bosco di pianura, residuo di un sistema di foreste che ricopriva nel Medioevo questa zona dell’Emila Romagna. Sono segnalati tre tipi di percorsi, in base alla lunghezza. Essendo per noi giorno di rientro a casa, abbiamo scelto di percorrerlo a piedi, col Cucciolo nel passeggino, e di fare il sentiero più breve, ma sicuramente è fattibile anche con le bici, con l’accortezza di avere ruote spesse che resistano a rametti e spine. Ci sono diversi corsi d’acqua e vari pannelli esplicativi sulle creature del bosco, che si palesano se si riesce a mantenere il silenzio  e a scovarle mimetizzate tra i rami. Noi abbiamo scorto una lepre saltellante e seguendo impronte e cacche, finalmente abbiamo incontrato sua maestà il Cervo del Bosco, anzi del Boscone, con un palco imponente, che brucava placido tra i tronchi.

Abbiamo concluso la nostra vacanza con una meraviglia della natura, una di quelle immagini che ti porti nel cuore tutto l’anno e a cui la mente si aggrappa nelle giornate più grigie ed uggiose. I nostri piccoli esploratori sono tornati trotterellanti al camper, con il cuore pieno di verde, di vento, di incontri speciali tra passato e presente da raccontare a nonni e amici. 

Dove eravamo

5/5

Di dove siamo

Micky

Micky è sempre stata una bambina curiosa e chiacchierona, è cresciuta in mezzo ai libri, considerati non come oggetti di arredamento, ma come “passaporte” verso mondi fantastici reali o immaginari. Grazie agli insegnamenti di nonni, genitori e maestri, ha conservato la voglia di frugare tra le pagine per cercare aneddoti e curiosità, e ora che è troppo grande per sedersi in braccio a chi le vuol bene per ascoltarne i racconti, ha deciso di ricoprire lei questo ruolo.
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Gabriele
Gabriele
2 anni fa

Interessante la storia dell’abbazia