Collebeato n° 122

MONTE PESO – PANCHINA VERDE CHIARO

Oggi siamo entrati a fare parte della Big Bench Community, nata dall’idea di un architetto americano di nome Chris Bangle che, innamorato dei paesaggi italiani, ha proposto ai comuni di installare delle giganti panchine colorate in luoghi panoramici, sostenendo in questo modo, anche le attività turistiche locali. Ad oggi ce ne sono 182, come afferma il contatore che viene man mano aggiornato sul sito Big Bench Community Project | Le Grandi Panchine delle Langhe . Per arrivarci è necessario attraversare luoghi pittoreschi, boschi, vigneti, poi ci si arrampica e come bambini, con i piedi a penzoloni, si ammira il panorama, si fanno profonde riflessioni, si contempla la natura. Nel nostro caso ovviamente la meta è stata raggiunta con meno vocazione spirituale, ma con continui richiami della mamma a chi correva a zig zag per la strada su cui un’auto poteva comparire da un momento all’altro.

Abbiamo scaricato la app tabUi 

tabUi – App su Google Play , che ti segnala le panchine più vicine, studiato il percorso e siamo partiti con lo zaino in spalla. 

Per i nostri bimbi non è pensabile salire il monte Peso (483mt) dalle pendici, come altri escursionisti che abbiamo incontrato, col Cucciolo nel marsupio e figli che ci mettono un’ora solo ad infilare le scarpe per uscire, per cui parcheggiamo l’auto vicino al ristorante Carlo Magno a Collebeato. Google Maps ci dà 13 minuti di cammino, dopo mezz’ora ce ne dà ancora 8 rimanenti. Già, perché vuoi non rotolarti nell’erba, saltare un fosso, correre nella vigna, raccogliere i bastoni, togliere il giubbino, metterlo nello zaino, fare la pipì, fare le foto, uscire dal sentiero, correre avanti, tornare indietro, bere l’acqua, durante il tragitto?

Il bello è anche questo, altrimenti, in mezz’ora ce la saremmo cavata, invece l’obiettivo era proprio fare sfogare i pargoli all’aria aperta il più possibile. 

Big Beach 122 Collebeato-DSC_8121 copia

Che dire della panchina? È davvero grande, colorata, ci sono dei tronchi posizionati come gradini per aiutarsi a salire, ci si sta in tanti, foto con tutti, foto solo noi, solo voi, solo loro, ci fai una foto per favore, ora tocca agli altri scendete dai. Il panorama era coperto da una lieve foschia, ma ne valeva comunque la pena. Al ritorno abbiamo cambiato sentiero, più breve, ma più ripido, complesso da fare col peso del marsupio, occasione di ruzzoloni per il Terremoto, ma bello, bello camminare, bello salutare gente, incontrare per caso amici di tempi passati, bello ammirare gli ulivi, le vigne, le case in pietra e ferro battuto. Bello pensare di poter girare in cerca delle prossime tappe, bello spaziare con la mente, soprattutto dopo mesi di lockdown. Oggi molti celebravano un anno dall’inizio della pandemia, noi avevamo voglia di sperare in altri orizzonti. Sulla app trovate i locali convenzionati in cui acquistare, a  6 euro il passaporto delle panchine e dove farvi mettere di volta in volta i timbri, che certificano il vostro passaggio. Non vediamo l’ora di aggiungerne altri!

Se poi volete proseguire nei dintorni e vi state chiedendo cosa vedere a Collebeato vi consigliamo un paio di itinerari alternativi, il più classico nel centro del borgo e uno alla ricerca di piccole chicche curiose. 

Collebeato è posizionato all’inizio della bassa Valle Trompia, e al confine della Franciacorta orientale. In passato era un territorio a ridosso delle paludi formate dal fiume Mella, poi bonificato dai monaci benedettini di Leno, a cui fu affidata la gestione del territorio agli inizi dell’anno Mille. Se seguite la pista ciclabile lungo il fiume, verso nord, troverete le indicazioni per il convento di Santo Stefano, antico luogo di villeggiatura dei monaci, una bella passeggiata panoramica, in cerca dei resti di un luogo storico e spirituale. Se invece preferite non addentrarvi nel borgo, scendendo dal Monte Peso, dove avete visitato la panchina, a metà di via Santa Caterina troverete una via che costeggia la vigne, e delle belle case. Se la percorrete tutta troverete la scultura di Stefano Bombardieri “Monachesimo Armato”, una gigantesca testa di rinoceronte, arredata come una spartana stanza, i cui soffermarsi a meditare,  da cui potrete sbirciare il mondo esterno attraverso le finestre-occhi dell’animale. 

Se percorrete invece la pista ciclabile verso ovest, potrete arrivare fino al ponte Crotte, della cui manutenzione in passato erano stati incaricati proprio gli abitanti di Collebeato. La zona è ricca di industrie, che si sono sviluppate lungo il corso del fiume, ma alcune piacevoli deviazioni si possono fare nel quartiere di San Bartolomeo per ammirare alcune antiche ruote di mulini ad acqua e il Museo del Ferro di Brescia (parte del percorso La via del Ferro, di cui fanno parte anche le Fucine di Casto vedi post- link)

Dove eravamo

5/5

Di dove siamo

Micky

Micky è sempre stata una bambina curiosa e chiacchierona, è cresciuta in mezzo ai libri, considerati non come oggetti di arredamento, ma come “passaporte” verso mondi fantastici reali o immaginari. Grazie agli insegnamenti di nonni, genitori e maestri, ha conservato la voglia di frugare tra le pagine per cercare aneddoti e curiosità, e ora che è troppo grande per sedersi in braccio a chi le vuol bene per ascoltarne i racconti, ha deciso di ricoprire lei questo ruolo.
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