Parco delle Cascate
Un, due, tre...si parte!
Molte volte mi chiedono come scegliamo le destinazioni. Se andate sulla sezione eventi di Facebook potete impostare dei filtri perché vi vengano segnalati quelli di vostro interesse, poi la localizzazione e gli algoritmi fanno il resto. Ogni volta che mi compare una località interessante curioso sulle pagine Facebook dell’ente organizzatore, se non ci si va, me la appunto comunque nella mia bucket list di posti in cui prima o poi mi piacerebbe andare. Si leggono informazioni sui blog. Poi ci sono i posti suggeriti dagli amici e di volta in volta, decidiamo se aggregarci o meno. Nel weekend che vi raccontiamo ci siamo uniti ad una coppia con bambini di età vicina ai nostri, loro giocano insieme, si trainano lungo i sentieri e ridono come matti.
La destinazione questa volta era un parco naturale nel bosco, nella zona della Lessinia, in provincia di Verona. Il paese di Fumane è attraversato dall’omonimo progno (torrente) che crea una diramazione di torrenti e cascatelle spettacolari, presso cui si è insediato l’uomo ancora nella preistoria.
Tra storia e leggenda
Re Berengario nel 920 donò al suo fedele Bertelo il territorio intorno a Breonio e Molina, così denominato per la grande quantità di mulini ad acqua che la costellavano. Nel Medioevo se ne contavano più di settecento, destinati alla lavorazione del ferro e alla produzione di farine. Ora se ne possono visitare alcuni ben conservati, alcuni ristrutturati e destinati ad abitazioni, curatissimi all’esterno e ricoperti di fiori e foglie dagli sgargianti colori autunnali.
Sabato siamo arrivati verso ora di pranzo, abbiamo parcheggiato nelle apposite aree, pubbliche, gratuite, vicino al ristorante La Creta, il cui gestore ci ha dato preziose indicazioni e un buon caffè.
Nel pomeriggio siamo scesi a piedi fino alla biglietteria del Parco delle Cascate.
Il parco è stato progettato dal geologo Perin, per preservare un luogo di incantata bellezza, tutelare le specie animali che vi risiedono e al tempo stesso permettere a noi di ammirare la zona. Il sito del parco è ben fatto e troverete tutte le informazioni necessarie e aggiornate su costi, orari e accessibilità.
Noi abbiamo scelto il percorso nero, per vedere la maggior parte delle cascate, il Cucciolo era nello zaino (non è percorribile col passeggino) e gli altri bimbi, dai 5 ai 9 anni, hanno saltellato per i sentieri senza problemi. Sulla mappa sono segnate le cascate, ognuna ha un nome curioso e presso alcune ci sono delle attrazioni per rendere più sorprendente l’esperienza di esplorare questo territorio. Una teleferica e una lunga altalena che porta fino alla cascata, la grotta dell’orso e quella delle notti preistoriche sono state le sorprese del pomeriggio. Se si presta attenzione e non si urla troppo, impresa per noi non facilissima, si possono incontrare alcuni animali, noi abbiamo visto le trote e una salamandra.
I bacini dove si tuffa l’acqua delle cascate vengono chiamate le marmitte dei giganti, l’acqua è limpidissima ed è vietato immergersi o far avvicinare i cani, per non turbare gli animali locali.
Pappa e nanna
Risalendo al parcheggio ci siamo fermati al parco giochi del borgo, perché i bambini, non ancora stanchi dai tre chilometri e mezzo di camminata, avevano ancora voglia di scorazzare tra gli alberi piantati in onore degli abitanti centenari del paese. Noi abbiamo ammirato e fotografato le case, tutte costruite con la pietra della Lessinia, detta anche pietra del Prun, dalle facciate ai tetti, ricoperti di grosse lastre. Al Cascachiosco ci siamo concessi un aperitivo, in un cortiletto con tavoli ricavati da botti e i tralci di vite illuminati da piccole lucine a fare da tettoia. Abbiamo cenato in camper e dormito tranquilli nel parcheggio, che pare sia frequentato di notte dai cinghiali della zona, noi eravamo talmente stanchi che non li abbiamo sentiti. La colazione invece, l’abbiamo gustata ai tavolini, scaldati dal sole autunnale, del bar ristorante La Creta.
Gorgusello
Il titolare ci ha indicato di seguire il sentiero rosso e bianco per poter visitare alcuni mulini, di Lorenzo, dei Veraghi, dei Pesti.
Le ruote sono ben conservate, ferme, ma con pannelli che ne indicano il funzionamento, alcune macine in pietra sono appoggiate in bell’ordine nei giardini e credo che in alcuni orari quello dei Veraghi sia visitabile.
Il sentiero prosegue in mezzo al bosco, dove i bimbi si divertono a costruire torri di pietre in equilibrio. Anche qui è costruito con la medesima pietra, dalle case, ai marciapiedi, a grosse lastre che delimitano il sentiero, al brecciolino a terra. Più avanti incontreremo la cava da cui sono estratte, una voragine nella montagna, fatta a fette per fornire materiale all’uomo. Fa impressione, ma per lo meno consola che l’effetto paesaggistico di questi insediamenti urbani sia davvero curato e piacevole.
Arriviamo al piccolo borgo di Gorgusello, quasi correndo per inseguire uno scoiattolo che salta da un ramo all’altro.
Da qui potremmo proseguire verso Breonio, ma preferiamo scegliere il sentiero giallo e tornare verso Molina, perché i bimbi sono stanchi e hanno fame.
Il paesaggio è spettacolare, il foliage autunnale ci riempie gli occhi di colori. Si pranza insieme, al sole, poi si torna a casa.
Si sarebbero potute visitare molte cose nei paraggi, la Malga dove si facevano i formaggi, il museo botanico, la grotta di Fumane e il ponte Veja, ma il weekend sta per finire, ci sono i compiti da fare e domani si torna a scuola, li segniamo nella nostra lista, chissà, prima o poi ripasseremo da queste parti.
Al prossimo viaggio, buon cammino a tutti.
Posto veramente bellissimo
Verissimo, un luogo magico!